“Enercoop si rifornisce dai medesimi depositi e dalle medesime raffinerie dalle quali si riforniscono tutti gli altri marchi. Ad esempio per la zona di Reggio Emilia e provincia le basi di carico sono sostanzialmente tre: deposito Eni di Fiorenzuola, raffineria Yes di Mantova, ex raffineria e ora deposito di Tamoil a Cremona.”
E’ con questa candida ammissione che Enercoop stessa si incarica di svelare il “mistero” su chi rifornisca i suoi impianti di carburanti a condizioni tanto favorevoli da poter praticare prezzi di almeno 10 e fino a 16 centesimi più bassi di tutti i suoi concorrenti, fatta eccezione per la pompa bianca ed il T.E. di TotalErg (cfr. la tabella pubblicata con l’articolo “Brava EnerCoop! Ma chi altro ringraziare?”).
Lo fa rispondendo, pubblicamente e senza risparmiare particolari, ad una domanda diretta che abbiamo pensato di porgli sulla sua pagina ufficiale di Facebook e che qui mettiamo integralmente a disposizione insieme allo scambio di “post” (cfr. immagine 02).
Insomma, EnerCoop avrà anche molti meriti, di cui giustamente mena vanto, nel dare scacco alle compagnie petrolifere e mettere a disposizione dei consumatori prezzi molto più bassi (non certo quello di “calmierarli”, come sanno a loro spese i Gestori), ma alla fine sono proprio le compagnie petrolifere che deve ringraziare per ottenere un tale magnifico risultato, sia sul piano commerciale che su quello che -citando il “migliore”- potremmo definire “investimento reputazionale”.
Nel caso specifico EnerCoop deve ringraziare Eni, Yes e Tamoil.
Ma c’è ormai da ritenere che questo sia il “metodo” utilizzato da tutte le compagnie petrolifere, per consentire anche agli altri marchi della GDO e delle sempre più osannate pompe bianche di fare ottimi affari e bella figura nei confronti dei loro concorrenti.
Concorrenti che -lo ricordiamo senza enfasi, né lamentazioni- non sono altro che Gestori cui le compagnie hanno inoculato la convinzione di stare già praticando sconti (?!) compresi tra 8 e 11 centesimi dei quali gli automobilisti non avvertono minimamente la convenienza né l’esistenza, visto che a poche centinaia di metri trovano gli stessi prodotti a 10/14 centesimi in meno.
Tuttavia è proprio questa paradossale situazione che consente alle stesse compagnie di ottenere dai Gestori l’unico “sconto” di cui si può continuare a parlare a ragion veduta, costringendoli a “restituire” -con destrezza- almeno la metà del margine che dovrebbero riconoscergli in forza degli accordi collettivi sottoscritti a termini di legge.
Grazie alle informazioni ed i documenti che, oltre a EnerCoop, ci sono giunti da numerosi lettori, si può dire che è esattamente quanto succede, ad esempio, a San Benedetto del Tronto -da cui siamo partiti con l’articolo della scorsa settimana- sul cui punto vendita EnerCoop riceve il prodotto dal deposito Eni di Ortona (cfr. l’ingrandimento dell’immagine 01 relativa al presente articolo) che rivende ad un prezzo di 11/13 centesimi più basso dell’impianto con il “miglior” prezzo rifornito in esclusiva dal medesimo fornitore.
Impianto che vende in modalità Iperself (pre pay automatizzato, esattamente come EnerCoop) con lo sconto di 8 cent profumatamente pagato ad Eni dal Gestore, ma di fatto nemmeno percepibile dall’automobilista.
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Immagine 04 | Immagine 05 | Immagine 06 |
Dal che, se ne ricava che la differenza di prezzo (18/22 cent al teorico prezzo pieno ritenuto “giusto” da Eni) e la capacità concorrenziale non dipendono né dall’efficienza del fornitore, né dalla modalità di vendita automatizzata del distributore: l’uno e l’altra sono gli stessi.
Ne consegue che le “fortune” di questo e le “sfortune” di quello non sono il risultato di una competizione, dell’efficienza, delle scelte commerciali -in una parola, del mercato- così come molti si avventurano a voler far credere.
Ma, con ogni evidenza, esattamente della loro assenza.
Un unico soggetto -che nel caso specifico coincide con l’“operatore dominante del mercato”, secondo la terminologia utilizzata dall’Antitrust- decide indisturbato e secondo scelte “politiche” insondabili chi vive e chi muore.
Quale ratio poi presieda tutto questo, rimane un mistero che neanche EnerCoop, nel suo impeto votato alla trasparenza, è riuscita a svelare.
La “regola di bazzica”, semmai, vorrebbe che la situazione fosse invertita.
Nella tanto invocata Francia continuano le polemica e si moltiplicano le richieste d’intervento verso le autorità di controllo degli indipendenti che accusano le compagnie petrolifere di rifornirli a prezzi che non gli consentono di concorrere con gli impianti “a marchio”.
Quel che sembra incontrovertibile, a questo punto, è che, invece, in Italia i “competitor dalle politiche di prezzo particolarmente aggressive” debbono la possibilità di essere tanto aggressivi proprio alle condizioni di approvvigionamento riservate loro da Eni o, per meglio dire, a quei 20 cent medi di differenza che, come abbiamo appena visto, Eni pratica tra EnerCoop ed i “suoi” Gestori.
20 cent che, casualmente, coincidono con lo scontone di “riparti con eni” di cui nessuno si ricorda più se non quelli che, adesso, saranno chiamati ad elaborare report e confronti -desolanti e impietosi- anche e soprattutto tra il terzo trimestre di quest’anno con lo stesso dello scorso.
Che, se non altro, di questo scontone offerto ai clienti -almeno a quelli di EnerCoop- ad ogni ora, di tutti giorni, di tutto l’anno, Eni se ne intesti il merito e provi a convertirlo in “investimento reputazionale”!
D’altra parte, è pur vero che anche tutti gli “strappi” e le “forzature” operate da Eni almeno dal 2009 in avanti -dalla clausola di recesso, al contratto di “guardiania”; dal mancato rinnovo degli Accordi, alla violazione di quelli esistenti; dal prezzo personalizzato, all’Iperself- si sono rivelati fatalmente fallimentari (sia in termini economici che di quota mercato) proprio perché “imposti” e “fatti pagare” a tutto il mercato, all’azienda stessa ed ai propri Gestori, agitando un “pericolo avanzante” -il competitor aggressivo- sostanzialmente costruito e finanziato in modo artificioso in casa.
Sperare che si possa anche solo concepire una chance di inversione di tendenza dell’abbrivio autodistruttivo che è stato fatto imboccare al settore, senza passare di qui, significa mentire prima di tutto a se stessi.
Hai voglia a chiudere impianti e assaltare i Gestori!
Quanto ad EnerCoop ed il mondo cooperativo -CCPL Gruppo Industriale Cooperativo- a cui fa riferimento, non si può che apprezzarne la schiettezza.
Un pizzico meno la coerenza.
Vantarsi di essere l’eroe buono, il contraltare delle compagnie petrolifere e poi dover loro riconoscenza, riporta alla mente quei candidati fantoccio di cui i dittatori sono soliti servirsi a dimostrazione, falsa, della democraticità dei plebisciti con i quali si fanno periodicamente confermare con votazioni fasulle.
Che si tratti di un nervo scoperto e che esista una sorta di riflesso che costringe anche soggetti tanto potenti ad assicurare di essere entrati nel “salotto buono” con il rispetto che si deve a coloro che lo hanno consentito, lo dimostra, nel caso specifico, il ricorso all’”autorevolezza” delle compagnie petrolifere sia quando si deve attestare (non richiesta) la qualità dei prodotti (“ci riforniamo da loro, dove si riforniscono tutti”), sia quando si devono legittimare le proprie “buone referenze”.
Sul sito ufficiale del Gruppo CCPL, oltre a trovarsi un efficace quadro organizzativo (cfr. immagine 05), si legge: “Energy Group è uno dei più importanti player del Nord Italia nel mercato dei prodotti petroliferi, vantando una rete di quasi 100 impianti di distribuzione stradale di carburanti a diversi marchi tra cui Tamoil ed Agip … Nello scorso biennio le politiche di sviluppo della rete stradale hanno portato all’apertura di 7 impianti di co-branding con Tamoil, al consolidamento del rapporto con Eni (affitto ramo d’azienda) e alla progettazione di punti vendita in aree a forte attrazione commerciale” (cfr. immagine 04).
Un filo di ipocrisia che qua e là riaffiora d’istinto.
Sempre sul sito del Gruppo CCPL fa bella mostra di sé il “sistema di Valori” (cfr. immagine 06) cui fare riferimento con, in evidenza, “la centralità della risorsa umana e del lavoro” e “la solidarietà”.
Navigando sulla rete appena un po’ più in là, sulla stessa pagina Facebook sulla quale EnerCoop si confessa, il 17 luglio, accanto alla notizia che riporta la vertenza dei Gestori autostradali, appare questo post che da la misura del carattere “sociale” residuo del mondo cooperativo: “Mentre la benzina tocca il picco di 1,877€ al litro, Enercoop non sciopera ma tenta di stare concretamente dalla parte dei consumatori con prezzi supervantaggiosi su benzina, gasolio e GPL: Gasolio 1,515€/l, Benzina 1,615 €/l, GPL 0,655 €/l” (cfr. immagine 03).
Questo è il mercato, bellezza! Almeno in Italia.
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